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Modi di dire, proverbi e detti sanlorenzani - dialetto di San Lorenzo Nuovo

Il dialetto di San Lorenzo Nuovo rientra nell'ambito linguistico della fascia dialettale mediana della penisola italiana. Tale fascia si estende dai monti Sabatini fino alle Marche e comprende buona parte dell'Umbria.
Pur con sfumature fonetiche e morfologiche diverse, questi dialetti hanno tratti ricorrenti e il principale degli aspetti che li accomuna è la mancanza della vocale i in posizione atona finale che generalmente è sostituita dalla vocale e.
All'interno di questa area, il dialetto di San Lorenzo Nuovo è molto "ammorbidito" a causa dell'influenza dell'area Toscana e quindi, nel complesso, non è particolarmente differente dall'italiano.
Inoltre, tra i dialetti parlati intorno al lago di Bolsena, il "sanlorenzano" non ha una fisionomia specifica particolarmente marcata, tuttavia sono molte le parole particolari e le espressioni che lo caratterizzano (es. ave pacenza > abbi pazienza)

Dal punto di vista fonetico, tra i fenomeni più significativi si possono ricordare i seguenti:
a) L'assimilazione mb > mm e nd > nn (es. ciambella > ciammella; mondo > monno)
b) L'assordamento di g intervocalica (es. fagioli > faciole; asparago > sparicio)
c) Il rafforzamento fonetico di alcune consonanti (es. roba > robba; pipa > pippa; zanzara > zanzarra)

Per quanto riguarda invece la morfologia, sono diversi gli aspetti di San Lorenzo Nuovo che vanno sottolineati in quanto è proprio il piano morfologico che rende ancor più esplicita un'identità dialettale.
Gli articoli determinativi sono diversi e non solo per genere e numero, ma anche a seconda del contesto fonetico.
Abbiamo, ad esempio, per l'articolo "il" un esito diverso, che può essere r o l, a seconda della consonante con cui inizia il nome seguente (es. il gatto > 'r gatto; il luccio > 'l luccio).
Mentre l'articolo determinativo plurale, sia maschile che femminile, è rappresentato dalla forma comune le per nomi che iniziano per consonante e l' per quelli che iniziano per vocale (es. i fichi > le fiche; le albicocche > le bricocole; gli zucchini > le zucchine; le uova > l'ova).
Gli articoli indeterminativi normalmente perdono la u (es. un > n; un sogno > n sogno).
I sostantivi al singolare generalmente rispettano le forme dell'italiano, ben diversa è invece la formazione del plurale in quanto esso risulta in tutte le forme con la terminazione in -e.
Infatti abbiamo: uomini > omine e donne > donne ed anche i sostantivi che al singolare escono in -e la confermano pure al plurale: nipoti > nipote; chiavi > chjave.
Alcuni nomi hanno il plurale in -a; buoi > bboa, questa forma potrebbe essere la testimonianza di una forma del plurale più arcaica e maggiormente usata nel passato.

I pronomi personali sono molto vicini all'italiano, anche se risentono di una certa influenza del romanesco.
Quando hanno funzione di soggetto le forme sono le seguenti: io, tu, lue, lèe, noe o nojartre, voe o vojartre, lòro o lore.
Quando invece hanno funzione di complemento al singolare sono: me, te, lue, lèe, lo, la, je, se mentre al plurale abbiamo: noe, ce, se, voe, ve, lòro, je, se.
I dimostrativi si contraggono nelle forme testo (codesto) e sto (questo).
I verbi delle tre coniugazioni tendono a perdere la terminazione dell'infinito: guardare > guardà, tenere > tené (ma esiste anche la forma arcaica in -a es. ridere > rida), finire > finì.

Anche le forme verbali hanno aspetti caratterizzanti, come ad esempio il condizionale in -ebbe per la prima persona singolare, per cui andrei > annarebbe, penserei > penserebbe, e l'intera coniugazione che ne segue:
io mangerei > magnarebbe
tu mangeresti > magnareste
egli mangerebbe > magnarebbe
noi mangeremmo > magnaressimo
voi mangereste > magnareste
essi mangerebbero > magnarebbono

I verbi ausiliari hanno forme specifiche: avere > aé (o aécce) ed essere > èsse (o èssa).

Tratto dal libro 'L MONNO S'È RIVURTICATO (San Lorenzo Nuovo festone 1997)

Rielaborazione testi a cura di Luca Viviani

Ecco alcuni usi dialettali di San Lorenzo Nuovo...

me s'è vurticato l'vino e mo che je do?

Maè ndò me metto a sieda, me stì, mellà o mellajù?

Pò fa sangue na rapa?

La matematica nun è un muntino de breccia!

COCCA MIA CO STE PIEDE GROSSE, SI TE PIJA NA PARALISE ARIMANGHE DRITTA....

San Lorenzo co' la piazza tonna, l'ignoranza lo subbonna!

Non è bella la Pasqua se non goccia la frasca!!!

Se Valentano mette il cappello, corri villano a prenne l'ombrello.

se le cose non le sai... salle!

Natale senza luna di cento pecore rimane una

Natale al sole Pasqua al tizzone

o de pioppo o de noce ognuno porta la su croce

Quanno la bocca magna e 'l culo renne, accidente a le medicine e a chi le venne

sole de marzo t'allucco o t'ammazzo

La donna è come er foco: va stuzzicata 'gni poco

Si tutte le cornute portassero er lampione, sente tu che processione

'l capì nse compra..

'gna veda

Chi è vecchio e nun se la crede su pè la costa se n'avvede.

pecora nera, pecora bianca; chi more more, chi campa campa

o cò.. vieni popò quà...

poche pecore e tanta vigna, una è rogna e l'artra è tigna

Ciàe le fregne? (sei nervoso?)

la passione fa campà, la rabbia fa crepà

Lessico familiare dei nostri nonni

ALBUM DEI RICORDI

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